È già passato un anno dalla morte di Franco Battiato, il 18 maggio 2021:
È stato un anno doverosamente ricco di omaggi che non sono riusciti a colmare il senso di vuoto lasciato da un personaggio unico, uno studioso dagli orizzonti amplissimi che sapeva praticare l’arte della canzone pop ma che, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, usava linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l’opera.
Un’intelligenza raffinata e arguta che manca al Paese, come mancano il suo umorismo e la sua libertà di pensiero.
Battiato aveva per i luoghi comuni del potere la stessa avversione che aveva nei confronti dell’industria. L’aplomb lo perdeva quando si parlava dello stato della Cultura nel nostro Paese, ma anche della situazione acustica dei teatri. In lui convivevano l’allievo di Stockhausen e l’autore di canzoni pop entrate nella storia del costume, il cultore di filosofie orientali, del Sufismo, della meditazione trascendentale, del pensiero di Gurdjeff e lo spirito del rock, l’amore e la conoscenza profonda della musica antica e classica e lo sperimentatore elettronico che negli anni ’70 si allineava al rock d’avanguardia, il cantautore di protesta, il pittore e il regista cinematografico. (da ANSA cultura).
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